Non tutti sanno che a Gangi era uso nel 1700 imbalsamare i corpi dei sacerdoti morti in Paese.
Quest’usanza, protrattasi fino alla fine del 1800, ha dato vita alla “Fossa dei Parrini”, una cripta speciale nella Chiesa Madre che, dopo decenni di inagibilità e numerosi restauri, è stata resa nuovamente accessibile al pubblico.
Il buono stato di conservazione dei corpi e l’abilità degli artigiani che hanno realizzato i calchi funebri, hanno spinto la Soprintendenza di Palermo e far rientrare la cripta nell’ambito del progetto “Mummie Siciliane”, progetto che ha interessato anche il Nathional Geographic e a cui hanno collaborato numerosi professionisti, tra cui: l’antropologo messinese Dario Piombino Mascali, specializzato in mummiologia e paleopatologia; un team di scienziati della Quinnipac University in U.S.A. (Ronald Beckett, Gerald Conlogue, Aniello Catapano, Katherine Harper, Jennifer Curry e Annamaria Di Cesar); e Mark Viner, radiologo forense dell’Università di Cranfield (Inghilterra).
Le mummie nella cripta sono oltre 60, l’età dei monaci varia dai 40 agli 80 anni e sono conservati in apposite nicchie sovrastate dai cartigli identificativi.
Tutt’ora la cripta è visitata da numerosi turisti ogni anno e le scoperte fatte hanno aiutato a far luce su alcuni aspetti della storia gangitana che correvano il rischio di andare perduti per sempre.